La sensazione che mi sto facendo, ma che credo sia condivisa da molti, è che ci sia in atto una tendenza da parte delle aziende di software più famose ad entrare sempre più prepotentemente nel mercato delle applicazioni online, viste come un servizio da offrire a chi si collega in rete: le cosiddette "Service Oriented Applications".
E’ un orientamento che già si sta affermando nel campo delle applicazioni per le aziende e ora si sta allargando anche all’utenza consumer.
Basta vedere come, nell’era del web 2.0, si stiano sempre più proponendo servizi per poter gestire qualsiasi tipo di documento senza la necessità di avere un software installato sul proprio pc. Google è stato un precursore in questo campo e altri si stanno cimentando sullo stesso terreno come Zoho.
Ma l’impressione è che anche coloro che sono cresciuti grazie alle vendite delle applicazioni stand alone, stiano invece ripensando la propria strategia andando a confrontarsi con i nuovi entranti sui servizi online.
Microsoft ha lanciato la sua piattaforma Live, per adesso limitata ad alcuni servizi, ma con l’intenzione di offrire sempre più strumenti di editing evoluti.
Adobe, invece, sembra pronta a rilasciare entro la fine dell’anno una versione beta, su web, del suo famoso prodotto Photoshop versione express che addirittura dovrebbe sostituire la versione pacchettizata.
Si va verso il "pay per use" anche nel campo dei programmi di produttività personale? Quali implicazioni per l’utente finale?